Un edificio religioso molto importante, del sec. XIV, ripreso nei secoli XVI, XVII, XVIII.
Con una struttura a tre navate. Tre altari: il maggiore in cappella i minori in parete.
Ricca di storia e ancora molto da riscoprire nella sua genesi, impreziosita sul piano delle conoscenze dagli scavi archeologici determinati dal globale restauro di questi ultimi anni.
La facciata é a capanna bassa e allungata con portone centrale di accesso.
Interessante la scritta sulla porta laterale architravata della fiancata sinistra. Vi si legge: “Divo Georgio martiri 1309, Post. aedif. MCCCIX. Rest. An. 1550, 1670, 1750”.
Gli scavi archeologici effettuati a metà degli anni settanta sotto la direzione del Professor Pierangelo Donati dell’ufficio cantonale dei Monumenti Storici, hanno fornito indicazioni importanti a proposito di questa chiesa, facendone risalire una prima presenza ad epoche anteriori al citato 1309.
In particolare gli scavi hanno accertato il succedersi di ben sette chiese, di cui la prima eretta verso il settimo secolo, in pieno dominio longobardo. Si tratta di un piccolo sacello a navata unica, abside rettangolare, senza campanile.
Nel XII secolo appare una chiesina romanica con abside semi-circolare e un piccolo campanile. Importanti mutamenti avvengono verso il 1300: viene demolito il campanile e sostituito con l’attuale, mentre la chiesa conosce un ulteriore allungamento sul lato est.
Nel 1550 la chiesa vive un nuovo, radicale cambiamento che la porta alle attuali tre navate, con l’altare maggiore al centro. Più tardi verrà costruita, appoggiandola a parte della facciata ovest, una piccola casa parrocchiale, demolita nel 1942.
Altri ritrovamenti importanti avvenuti durante i citati scavi, riguardano la funzione anche cimiteriale di questa chiesa. Così ad una profondità di circa 50 cm dall’attuale pavimento sono stati rinvenuti due sarcofaghi con cassa a lastroni interrati, sormontati ognuno da un coperchio in blocco monolita dal tetto spiovente.
Sepolture collocabili tra il V e il XII secolo e riguardanti certamente personaggi di un certo rilievo.
Molto importante inoltre il ritrovamento di un frammento di lapide tombale con iscrizione a caratteri latini, la cui dedica caratterizza l’uso romanico di onorare i propri morti. Un altro ritrovamento ha messo in luce l’usanza di seppellire i corpicini dei neonati entro due copponi ai lati dei grandi pilastri che delimitano le navate.
Da sottolineare, sempre sulla fiancata sinistra, la presenza di un Ossario (già citato nel 1741 in successione a un altro menzionato nel 1671) nel cui interno si trova un crocifisso in legno stuccato del XVIII secolo. Sulla bussola delle elemosine dello stesso ossario compare la data del 1710.
Sopra l’iscrizione della porta laterale sta un affresco tardo cinquecentesco di una Madonna con Bambino: un affresco molto delicato e armonioso, restaurato in periodo tardo barocco.
L’interno della chiesa é di tipo basilicale a tre navate, la maggiore a capriate scoperte con sottotetto di tavelle e le minori con soffitto inclinato. Il pavimento recentemente posato é in cotto artigianale fabbricato nella zona: in pietra é invece il pavimento del presbiterio. Le navate sono definite da pilastri in mattoni, ora parzialmente intonacati e anche dipinti, che sostengono i grandi archi a pieno centro.
Parecchi affreschi arricchiscono l’interno di questa chiesa. Lungo le pareti perimetrali e in quella di controfacciata sono affrescate le 14 stazioni della Via Crucis: opera attribuita al pittore Francesco Antonio Silva di Morbio Inferiore.
Dello stesso autore sono tre rappresentazioni funerarie (due sulla navata di destra e una sulla navata di sinistra) che accompagnano parecchie altre decorazioni, improntate all’analoga tematica, particolarmente presente in questa chiesa.
L’altare laterale della navata sinistra conserva ancora la sua balaustrata in mattoni intonacati e dipinti ed é dedicato alla “Madonna del Latte”, il cui affresco, dell’inizio del cinquecento, si trova nell’ampia nicchia. Ai lati della Vergine stanno S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista. Questo altare racchiude il “Cristo morto”, uno stucco settecentesco restaurato da Luigi Crivelli di Morbio.
Sull’altra navata sono stati rimossi, durante i recenti scavi di ricerca, sia la balaustrata, sia il prezioso altare ligneo, conservato in casa parrocchiale.
Due le tele appartenenti a questa chiesa: una propone i Santi “Andrea e Bernardo di Mentone oranti la Madonna col Bambino”, opera di Andrea Silva; l’altra, datata 1599 é di Francesco Silva e rappresenta il “Crocifisso con i Santi Francesco e Rocco”.
Del coro merita un primo particolare accenno “L’adorazione dei pastori”, un affresco natalizio che raduna il denso gruppo di personaggi in un paesaggio singolare connotato da un’architettura con muri diroccati e colonne frante, aperta verso una veduta di paesaggi esterni in una felice progressione spaziale.
L’affresco, recentemente restaurato, é databile tra il 1578 e il 1599 e la sua realizzazione é circondata da interessanti leggende, che rivelano un forte attaccamento popolare a questa chiesa e al suo sviluppo.
Ai lati del presbiterio due affreschi ci ricollegano alla vita di S. Giorgio: da un lato il “S. Giorgio che libera la principessa” e dall’altro “La decapitazione di S. Giorgio”. Quest’ultimo affresco, più tardivo degli altri, é da attribuire a una mano tardo seicentesca e popolaresca, sicuramente diversa dalle precedenti.
Una segnalazione particolare é da fare al riguardo del locale attiguo, che anticamente doveva essere una cappella, dove si può ammirare, risultato anche di un felice restauro, un affresco del XV secolo di elegante esecuzione. Vi raffigura, in una dimensione chiara e mistica, il Bambino seduto sulle ginocchia materne e circondato da santi.
Come già accennato, la chiesa ha conosciuto nell’ultimo decennio un globale restauro, culminato con la posa del nuovo altare a mensa opera dello scultore Milo Cleis di Ligornetto.
Una chiesa molto importante nella dimensione pastorale della parrocchia di Morbio, sia per la sua posizione, sia per i suoi contenuti storici e culturali.
Particolarmente significativala presenza attigua del cimitero, unito alla chiesa in una simbolica continuità di sentimenti.
Le ricorrenze più significative che collegano la vita della comunità a questa chiesa:
” la domenica del pane, all’inizio di gennaio “